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Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno

Notazioni Storiche

RICORDO DEL PROCURATORE GIACUMBI

Il 16 marzo 1980 il Dott. Nicola Giacumbi, Procuratore della Repubblica di Salerno, fu assassinato dalla cellula salernitana delle Brigate Rosse mentre rientrava a casa. Il Magistrato, nell'accettare l'incarico di facente funzioni, aveva nei giorni precedenti rifiutato la scorta per non mettere a rischio altre vite umane.  

Pubblichiamo l'Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa del quarantesimo anniversario dell'uccisione di Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Guido Galli, Mario Amato e Gaetano Costa e del trentennale dell'omicidio di Rosario Livatino.

PALAZZI STORICI DELLA GIUSTIZIA A SALERNO

L'edificio in cui è alloggiato l'Archivio di Stato di Salerno, sito in Piazza Abate Conforti 7, per circa quattro secoli è stato sede di importanti magistrature giudiziarie. La prima di esse in ordine cronologico è la Regia Udienza Provinciale, magistratura con competenze giudiziarie, amministrative e militari, risalente al periodo aragonese. Dell'antica destinazione giudiziaria è testimonianza la celletta per i detenuti in attesa di giudizio. In seguito alla soppressione della Regia Udienza, il palazzo divenne sede della Corte Criminale, poi Gran Corte Criminale e della Procura del Re presso la Gran Corte Criminale di Salerno (XVIII secolo).  
La Gran Corte Criminale era la magistratura giudiziaria davanti alla quale si celebrarono i processi a carico dei protagonisti dei moti risorgimentali, da quelli del 1820, alla rivoluzione del 1848 alla spedizione di Sapri. Pare che lo stesso Nicotera, all'indomani della strage di Sanza del 2 luglio 1857, sia stato relegato durante il processo nella suddetta cella.  
Il Procuratore Pacifico, per volere del sovrano, ebbe l'incarico di eseguire l'istruttoria del processo per la spedizione di Sapri. La spedizione fu una impresa tentata da Carlo Pisacane e da un gruppo di mazziniani al fine di combattere i Borboni, partendo dalla Sicilia per poi raggiungere il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente si decise di partire dal porto di Genova, di sbarcare a Ponza per liberare alcuni prigionieri politici e infine dirigersi a Sapri, che, posta al confine tra Campania e Basilicata, era ritenuta un punto strategico ideale per attendere rinforzi e marciare su Napoli.  
Il 26 giugno 1857 Pisacane e gli altri sovversivi (tra cui Nicotera e Falcone) sbarcarono a Ponza, liberarono 323 detenuti e ripartirono per Sapri dove sbarcarono il 28 giugno, accolti da masse contadine rivoltose. Il 1° luglio molti furono massacrati a Padula, gli altri per un totale di 150 vennero catturati e Pisacane e Falcone si suicidarono. Nicotera, gravemente ferito, fu portato in catene a Salerno dove venne processato e condannato a morte. la pena fu poi tramutata in ergastolo. Liberato alla caduta dei Borboni diventò ministro dell'Interno con Depretis (1876-77) e di Rudinì (1891-92).  
Riportiamo di seguito le informazioni storiche sul palazzo raccolte dall'Archivio di Stato  
"L'edificio in cui è alloggiato l'Archivio di Stato riveste un notevolissimo interesse storico. Per circa quattro secoli è stato sede di importanti magistrature giudiziarie. La prima di esse in ordine cronologico è la Regia Udienza Provinciale, una e magistratura con competenze giudiziarie, amministrative e militari risalente al periodo aragonese, che vi fu ospitata fin dal XVI secolo. Ne fornisce testimonianza un volume manoscritto secentesco comunemente indicato come Liber iurium civitatis Salerni, di proprietà dell'avvocato Nino Bassi, dove, tra l'altro, si legge che nel 1577 la città di Salerno presentò un memoriale al viceré in cui chiedeva che la Regia Udienza del Principato Citeriore (corrispondente all'attuale provincia di Salerno) e della Basilicata rimanesse in perpetuo Salerno, dove risiedeva già da oltre trent'anni. A questa magistratura - si legge il manoscritto a c. 54 – “ essa Città a sue spese dà Palazzo il quale sta molto bene accomodato all’uso di Tribunale ed habitatione del Governatore, con carcere, commode e distinte, Archivio e tutti altri accomodi”.  
Il prestigioso edificio fu varie volte restaurato, come testimoniano tre lapidi che vi si conservano, risalenti rispettivamente al 1637, al 1729 del 1731. Dell'antica destinazione giudiziaria è testimonianza la celletta per i detenuti in attesa di giudizio.  
Nel decennio francese, in seguito alla soppressione della Regia Udienza, il palazzo divenne sede della Corte Criminale, poi Gran Corte Criminale. Una nota dell'ingegnere Matteo D’Amato al segretario generale dell’Intendenza di Principato Citra del 30 settembre 1807 (Intendenza, b. 1411, f.1) descrive con dovizia di particolari l'edificio: “[…] essendomi portato nel divisitato Palazzo della Regia Udienza ed avendo accuratamente esaminato il suo totale compreso, ho rattrovato che il medesimo vien composto da tre piani, cioè un pian terreno dove vi sta un spazioso androne con rimessa[…] nei suoi laterali per comodo del describendo appartamento superiore e vi sta […] in testa che dà l'ingresso nelle carceri, che in seguito si descriveranno. Un primo piano superiore all’ anzidetto, che stava destinato per uso di Tribunale, composto di una gran sala con una decente stanza per trattenersi gli avvocati, una spaziosa molto decente stanza destinata per riunione de’ giudici dove vi sta situata la ruota molto propria tutta di legno di noce di figura ellittica costrutta nelle debite forme, e capace di contenere comodamente all’intorno il numero di otto individui, con altre due stanze in seguito, come anche vi sono tutte le officine con gli armaggi di legno per la regolar situazione delle scritture, e vi è inoltre una decente cappella coll’altare per la celebrazione della messa per comodo de’ suddetti giudici, con altre due stanze in prosieguo. Sopra detto primo piano vi sta il secondo, o sia ultimo appartamento del suddetto Palazzo, quale prima stanza destinata per uso di abitazione de’ presidi pro tempore, ma di poi abbandonato per timore dell'aria esalante dalle sottoposte carceri, quale appartamento vien formato da quattordici stanze simmetricamente ripartite con stanzini di comodo, e particolarmente vi sta una spaziosa galleria. In testa del suddetto androne del suddetto pian terreno vi sta la porta d'ingresso delle sopraddette carceri, che vengono composte di un corpo di guardia per uso de’ suoi custodi, con cortile nel mezzo, quali vengono formate da tre compresi nel pianterreno, uno grande e due più piccioli, più di un altro compreso bastantemente grande in piano del anzidetto corpo di guardia, come anche al disopra di esse vi sono anche altre cinque separate carceri, tre delle quali tengono l'ingresso dal divisato cortile, e nelle altre due vi si entra dal piano che sta al di avanti la sopradetta sala della divisata Regia Udienza”.  
In questo periodo furono realizzati ampi lavori di ristrutturazione del palazzo, provvedendo peraltro ad arredarlo del necessario per l'amministrazione della giustizia e, in particolare, del palco per la gogna e dell’istrumento della decapitazione (una sorta di ghigliottina), in base alle leggi penali dell'epoca, che prevedevano la pena esemplare della gogna attraverso l'esposizione del condannato su di un palco agli sguardi del popolo, nonché la pena di morte tramite decapitazione.  
All'indomani della Restaurazione l'edificio rimase sede della Gran Corte Criminale, che era quella magistratura giudiziaria davanti alla quale si celebrarono i processi a carico dei protagonisti dei moti risorgimentali - da quelli del 1820, alla rivoluzione del 1848 alla spedizione di Sapri. Pare che lo stesso Nicotera, all'indomani della strage di Sanza del 2 luglio 1857, sia stato relegato, durante il processo, nella suddetta cella, da dove scrisse una toccante lettera alla fidanzata Nina Poerio, attualmente conservata presso l'Archivio di Stato di Napoli.  
Dopo l’Unità l'edificio ospitò il Tribunale Civile e Correzionale e la Corte d'Assise. È questo il motivo per cui il piazzale ad esso antistante prendeva il nome di Largo de’ Tribunali o Largo Corte d’Assise, come testimoniano alcuni documenti qui conservati.  
Nel 1934, essendosi la Corte d’Assise trasferita nel nuovo palazzo di giustizia, l'antico edificio di piazza Abate Conforti divenne sede dell'Archivio di Stato, per il cui carteggio in continua crescita i locali di palazzo d’Avossa in via Botteghelle erano divenuti insufficienti. Per ospitare la cospicua mole di documentazione storica, alla fine degli anni cinquanta un’ala dell'edificio fu trasformata in torre di deposito. La nuova struttura, tuttavia, essendo priva di qualsiasi protezione antincendio, di ascensore e di montacarichi, fu dichiarata inagibile dal locale comando dei Vigili del Fuoco, con la conseguenza che non fu possibile installarvi alcun impianto elettrico, mentre le scaffalature poterono essere riempite solo parzialmente. l'attività dell'istituto ne risultò notevolmente danneggiata per l'impossibilità di accettare qualsiasi versamento di materiale documentario, con grave pregiudizio per la ricerca storica.  
È questo il motivo per cui, all'indomani del terremoto del 23 novembre 1980 si sentì l'esigenza di realizzare una ristrutturazione radicale della torre documentaria, oltre che dell'edificio adibito ad uffici, danneggiato dal sisma. La Direzione Generale degli Archivi di Stato poté usufruire dei fondi speciali previsti nella legge 219/81 grazie ai quali l'Archivio di Stato ebbe modo di far fronte ai danni provocati dal sisma e di eliminare la cronica situazione di inagibilità dell'edificio-torre. La nuova torre documentaria, la cui ristrutturazione è iniziata nel 1988 ed è stata ultimata e collaudata nel 1995, consta di nove piani di deposito, dotati di sofisticati impianti tecnologici. È stata altresì restaurata facciata dell'edificio, che ha ripreso il suo antico aspetto, in sintonia con gli altri palazzi di interesse storico che gravitano su piazza Abate Conforti." (fonte: Archivio di Stato - Salerno). 

Cenni storici sul Palazzo di Giustizia di Corso Garibaldi

 

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